Il boombox, il radioregistratore portatile che negli anni ’80 e ’90 ha fornito la colonna sonora degli ambienti urbani sta vivendo una rinascita nella moda. Ma è sempre stato uno status symbol. Ecco un po’ di storia.
Prima delle casse portatili, prima dell’ipod, prima del Walkman e dei lettori di MP3 c’era il boombox. Il nome del radioregistratore portatile a batterie deriva in parte dalla sua estetica pesante, con una forma simile a una scatola, e ai potenti altoparlanti che accentuano i bassi (boom). Lanciato inizialmente nel mercato americano intorno alla metà degli anni ‘70, raggiunse la massima popolarità negli anni ‘80, diventando quasi uno status symbol. Con il cambiamento dei generi musicali e l’onnipresenza del boombox per le strade, queste radio portatili sono diventate nel tempo sempre più grandi, raggiungendo talvolta le dimensioni di una valigia.
Anche se oggi è più un simbolo degli anni ’80 e dei primi anni ‘90, usato per esempio da artisti come Madonna nei suoi video Hung Up (2005) e “Sorry” (2006) e comparso in “Just Dance” di Lady Gaga nel 2008, il boombox non è soltanto una radio portatile e ha un legame molto più forte con quel periodo in termini di storia culturale e musicale.
Negli anni ’80 infatti, è stato subito associato alla società metropolitana, in particolare ai giovani afroamericani e ispanoamericani, e la sua diffusione ha finito per dare origine al termine peggiorativo di “ghetto blaster” e ad altri appellativi ancor più politicamente scorretti. Le città cominciarono a vietare dai luoghi pubblici i boombox che, con il passare del tempo, divennero meno accettabili per le vie delle città, ma hanno comunque avuto un ruolo decisivo per l’ascesa della musica hip hop. L’avvento di questo radioregistratore, utilizzato spesso in sfide musicali, portò la musica per strada e ai ragazzi, dando a molti artisti in erba l’opportunità di dimostrare ai compagni la loro abilità musicale e di rapper.
Con l’aumento della loro popolarità, i boombox divennero anche più complessi nel design e nella funzionalità. Alla fine degli anni ‘80, molti comprendevano altoparlanti separati ad alta e bassa frequenza e un secondo mangianastri per permettere di registrare dalla radio e da altre cassette preregistrate. In seguito vennero aggiunti equalizzatori, regolatori di bilanciamento, Dolby Noise Reduction, misuratori di livello a LED, e poi lettori di CD più avanti negli anni ‘90.
I boombox offrirono la colonna sonora per molte sfide musicali e di ballo, ma fu la loro diffusione per le strade a trasformarli in un simbolo della cultura urbana degli anni ’80. I Beastie Boys, per esempio, fecero di questo apparecchio il loro marchio di fabbrica, i Clash ne avevano sempre uno con loro, per non parlare di tutte le volte che lo abbiamo visto in programmi televisivi o film di culto dell’epoca come Fame (1980) e Flashdance (1983) per citarne un paio; l’album Radio di LL Cool J (1985), contiene una canzone d’amore per il boombox, che compare anche in una scena di Star Trek IV: Rotta verso la terra (1986). Il radioregistratore portatile è stato ulteriormente nobilitato da una mostra del 2006 allo Smithsonian National Museum of American History intitolata “Hip-Hop Won’t Stop: The Beat, The Rhymes, The Life” e dal libro del 2010 del fotografo Lyle Owerko “The Boombox Project: The Machines, the Music and the Urban Underground”, con prefazione di Spike Lee.
Anche Dolce&Gabbana ha reso omaggio al mitico radioregistratore nelle collezioni per la Primavera Estate 2017, creando una borsa Dolce Box perfettamente funzionante a forma di radio per la precollezione donna e una borsa a forma di boombox per la collezione uomo. La borsa ha altoparlanti funzionanti, una manopola per regolare il volume e uno spinotto per collegare lo smartphone in modo da ascoltare i brani preferiti a tutto volume e in grande stile.